Gert

joined 2 years ago
[–] Gert@qoto.org 0 points 1 month ago

@informapirata @aitech è il solito giochetto che sanno bene andare a segno, perché fare il debunk o anche solo entrare nel merito della questione è infinitamente piu costoso e difficile che non lanciare il proclama pubblicitario. I danni che stanno facendo in termini di cultura sono incalcolabili.

[–] Gert@qoto.org 3 points 1 month ago (1 children)

@informapirata @eticadigitale francamente, trovo sia una iniziativa del tutto inutile e pericolosa rispetto al clima paranoico che contribuisce a generare (in metro è già un continuo di annunci) e alla cultura della delazione che incentiva. L'invito a prestare attenzione mi sembra più che sufficiente. Ma poi, una volta che hai segnalato via app un sospetto borseggiatore... che fai? Cosa dovrebbe accadere?

[–] Gert@qoto.org 1 points 6 months ago (1 children)
[–] Gert@qoto.org 1 points 7 months ago (2 children)

@informapirata @aitech ho estratto il frammento dall’intero evento del famoso dibattito di Lighthill sull’intelligenza artificiale (1973) in cui si incontrarono i principali ricercatori del tempo - James Lighthill, Donald Michie, Richard Gregory, John McCarthy ecc…- per discutere sui progressi e i limiti dell’intelligenza artificiale.
Ad un certo punto si arrivò a discutere i motivi che portarono alcuni ricercatori a preferire il termine “Artificial Intelligence” rispetto ad altri quali, ad esempio, “Automation” o “Computer Science”.

L’intervento di McCarthy fu clamoroso. Tra il serio e lo scherzo lo disse chiaramente: per avere più possibilità di ottenere denari.

– John McCarthy:
«…Excuse me, I invented the term ‘Aritifial Intelligence’, and I invented it because we had to do something when we were trying to get money for a summer study and I had a previous bad experience…»

L’intera conferenza, di grande valore storico, dalla quale ho estratto l’intervento di John McCarthy [00:45:25 - 00:46:55], è disponibile integralmente qui:
https://www.youtube.com/watch?v=03p2CADwGF8

[–] Gert@qoto.org 1 points 7 months ago (4 children)

@informapirata @aitech l’avevo postato, giorni fa, ma lo riposto perché questa ricerca non fa altro che mostrare il risultato di campagne di marketing giocate sulla ignoranza, la complessità del campo e gli effetti speciali. Il termine AI venne impiegato per la prima volta da uno dei padri della disciplina per aumentare le possibilità di ricevere fondi per le sue ricerche là dove il termine “automazione” aveva portato solo a una “bad experience”. McCarthy aveva intuito subito la portata marketing del termine AI.

[–] Gert@qoto.org 1 points 8 months ago

@informapirata @privacypride “Entra in vigore il 26 giugno 2024 il diritto di opposizione, opt-out, previsto nella nuova informativa privacy di Meta.” https://decripto.org/privacy-su-facebook-e-instagram-il-diritto-di-opposizione-a-meta-esiste-e-non-e-una-catena-di-santantonio-come-fare/

[–] Gert@qoto.org 1 points 9 months ago

@informapirata @eticadigitale il punto forse è anche che ci sono un po’ troppi “dibattiti pubblici” su questioni e fenomeni che richiedono competenze specifiche e.non comuni per essere trattati, mentre oggi tutti si sentono qualificati abbastanza per parlare di qualunque cosa, in fondo “basta informarsi”. Aprire un dibattito pubblico su temi di sicurezza informatica non ha alcun senso, se non quello della chiacchiera.

[–] Gert@qoto.org 1 points 9 months ago

@informapirata @eticadigitale ma guarda io ne ho letto diversi di lavori scientifici. Quelli ben fatti non domonizzano nulla proprio perché sono precisi nel definire l’oggetto e il contesto di studio. Ad esempio, dire e provare che un eccesso nell’uso dei sistemi GPS ha un effetto di perdita delle cellule neurali nell’ippocampo, una struttura fondamentale non solo per l’orientamento ma anche per altre funzioni cognitive, non vuol dire demonizzare i navigatori. La Twenge ha svolto una quantità notevole di ricerche sugli effetti di dispositivi e social negli adolescenti senza mai demonizzare nulla.

[–] Gert@qoto.org 4 points 9 months ago (3 children)

@informapirata @eticadigitale francamente, è troppo generico. Non è affatto chiaro cosa significhi “benessere”. Persino chi si fa in vena potrebbe dirti che sta una favola quando si fa e in altri suoi rituali. Non per indicare un ruolo necessariamente “tossico” della rete ma trovo molto poco precisa la ricerca.

[–] Gert@qoto.org 1 points 10 months ago

@informapirata @eticadigitale è una questione difficile da articolare in chat. Come dicevo altrove, gli umani non sono indirizzi ip, sono esseri incarnati: le storie, prima di essere narrate, sono vissute. Il linguaggio è autentico quando porta alla parola la vita vissuta. Per questo c’è la sovrapposizione anatomica tra le strutture neurali preposte al linguaggio e le aree premotorie, ed è per questo che Aristotele indicava il linguaggio come mimesis praxeos. Nei social il linguaggio è sempre più scollato dalla vita vissuta. Le evidenze cliniche parlano chiaro: le persone che vengono in terapia portano tutte narrative scollate dalla vita vissuta. Più è profondo lo scollamento più appaiono i sintomi.

[–] Gert@qoto.org 1 points 10 months ago (2 children)

@informapirata @eticadigitale questo modo di ragionare è esso stesso espressione de problema. Non esiste una causa unica e ultima per fenomeni come il disagio e la malattia mentale. Chiedersi se i social siano la causa di quei fenomeni è già un errore. Questo poi non significa che non possano avere un ruolo, ma bisogna comprendere il fenomeno nella sua complessità.

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